Sorpresa, gli italiani stanno
quasi tutti bene. E i siciliani…

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Gli italiani sono sempre più longevi, e 7 su 10 si sentono in buona salute. Dopo averci fatto tribolare per settimane per le preoccupazioni suscitate dalla casistica dei decessi – cifra record dell’11,3 per cento in un anno – ed avere provocato un aspro confronto politico fra governo e opposizione, operatori sanitari e scienziati, sociologi e ricercatori, l’Istat ci offre nell’Annuario Sanità 2015 una fotografia positiva dell’Italia. Il nostro Paese, nel giro di pochi giorni torna ad occupare il posto al sole che ha meritato negli ultimi decenni. E’ il luogo in cui si sta meglio e si mangia meglio.

Ma l’Istat che riferiva sui decessi appena una decina di giorno or sono, non aveva preso alcun abbaglio. Le due “fotografie”, insomma, non si smentiscono, il rilevamento è veritiero, e tutto si tiene. Bisogna solo capire ciò che avviene. Longevità significa vecchiaia, ed è in questa “categoria”, gli anziani, che si verificano i decessi. Semplice, no? Niente affatto. Sulle ragioni dei decessi, in largo numero, ci sono analisi e giudizi diversi, su cui gli esperti si arrovellano. Occorrerà del tempo per andare a fondo e avere informazioni attendibili.

“Nella gerarchia dei bisogni”, rileva Toti Amato, Presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, “c’è la necessità di assicurare assistenza e cura di buon livello a tutti gli italiani, a Nord e a Sud. Il diritto alla salute va assicurato a siciliani e lombardi allo steso modo.”

Accade come nel complesso mondo dell’economia, dove ogni giorno veniamo bombardati di notizie che ai comuni mortali sembrano contraddittorie, una volta fanno sobbalzare di spavento ed un’altra riempiono il cuore di speranza. La mattina arriva il bollettino della Banca d’Italia, nel pomeriggio le cifre degli artigiani di Mestre, in serata la campana a morto, per dire, di Confindustria, e il mattino successivo, alle prime luci dell’alba, i dati del Ministero del tesoro. Fra una comunicazione e l’altra i commenti e le previsioni degli economisti, che talvolta, appaiono degli azzeccagarbugli dottissimi piuttosto che degli illuminati esperti.

Anche sulla salute si rischia questa “deriva”? La comunicazione è una materia complicata.

Diamo la parola all’Istat, così si corrono meno rischi di sbagliare. Gli italiani sono più longevi e pensano, in gran numero, di stare abbastanza bene, calano anche i ricoveri e posti letto ospedalieri, ma il 38% ha almeno una patologia cronica. C’è ragione per essere “sollevati”, e qualche motivo di preoccupazione, dunque.

La diagnosi, comunque, è la seguente: “Buono lo stato di salute percepito anche se le donne sono svantaggiate. Si accorciano i tempi di ricovero e cala l’attività ospedaliera per acuti. Il 66% dei decessi sono dovuti a malattie del sistema circolatorio e tumori. Fumatori stabili al 19,6%. Ancora forti le differenze tra il Nord e il Sud”.

Il dato positivo? Manco a dirlo: “Sempre più longevi”. Grazie alla costante riduzione dei rischi di morte a tutte le età, sostiene l’Istat, prosegue nel 2014 l’incremento della speranza di vita alla nascita: per gli uomini da 79,8 del 2013 a 80,2 anni e per le donne da 84,6 a 84,9.

“All’interno dell’Unione europea solo Svezia e Spagna hanno una situazione migliore per gli uomini (80,2 anni), mentre per le donne la speranza di vita è più alta esclusivamente in Spagna (86,1), Francia (85,6) e Cipro (85,0) (dati 2013). Al 31 dicembre 2014 l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e quella con meno di 15 anni) raggiunge il valore di 157,7% da 154,1% dell’anno precedente. Sul territorio, è la Liguria la regione con l’indice di vecchiaia più alto (242,7 anziani ogni 100 giovani) mentre quella con il valore più basso è la Campania (113,4%). Nell’Ue a 28 paesi l’Italia si conferma al secondo posto, preceduta dalla Germania che ha circa 160 anziani ogni 100 giovani.

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