Italia-record, si vive e si muore
di più: il mistero visto dalla Sicilia

Italia-record, si vive e si muore <br /> di più: il mistero visto dalla Sicilia

(essepì) L’Italia è il Paese più longevo al mondo, ma è anche il Paese in cui si muore di più. Com’è possibile che si viva di più e si muoia di più? I numeri non tradiscono, anche quando sembrano contraddittori. L’impatto con i dati più recenti dell’Istat sulla mortalità è stato molto brusco, in un colpo solo si portato via una delle sicurezza degli italiani, perché si è scoperto che nel 2015 il numero dei decessi è aumentato dell’11,3 per cento, settantamila in più rispetto all’anno precedente, il 2014.

Per la precisione, nei primi otto mesi dell’anno, il 2015, sono morti 445 mila italiani, nello steso periodi del 2014 ne sono morti 399 mila, da una media di 50 mila al mese siamo passati a 55 mila. Per ritrovare la stessa percentuale di decessi bisogna andare indietro di quasi cento anni, al 1915, e più di recente, al 1943, un anno di guerra. Senza subire un colpo di cannone né essere bombardati, si è raggiunto lo stesso tetto di decessi.

Che cosa è mai accaduto di tanto grave? Che cosa ci uccide? Gli esperti e gli scienziati si arrovellano, e cercano di formulare delle ipotesi attendibili. In Sicilia i medici si sono posti l’interrogativo, stando con i piedi a terra, nel senso che nella loro analisi guardano con grande attenzione alle conseguenze della crisi economica in un’area particolarmente esposta, la Sicilia. Il presidente dell’Ordine dei medici, Toti Amato, infatti non ha dubbi, al primo posto, come causa dei decessi, c’è la povertà, che colpisce sia le zone più fragili del Paese, quanto le categorie di persone più deboli, cioè le persone anziane. “Mettendo insieme le due condizioni, la popolazione anziana più numerosa rispetto al passato, e la povertà, si capisce bene ciò che è accaduto: coloro che non hanno le risorse per curarsi, pagare il ticket o permettersi farmaci costosi, se ne vanno prima. Per questa ragione bisogna essere molto cauti quando si affronta la questione dei tagli nella sanità. Spendere meno, sprecando di meno è un ottimo slogan, ma il suo “atterraggio” nella realtà può essere distruttivo, molto dannoso”.

Nell’analisi, estemporanea, del presidente dell’Ordine dei medici, trova posto anche la precaria condizione igienica, l’alimentazione, l’inquinamento atmosferico e ambientale. Ma tutto si tiene: chi ha di meno, mangia peggio, e quel che mangia subisce il degrado dell’inquinamento ambientale.

Altre anomalie, altre contraddizioni. L’Italia è il Paese in cui il cibo è cultura, la gastronomia una eccellenza, ma è anche il Paese, a causa della crisi economica, che potrebbe avere consumato, più che altrove, cibo inquinato, degradato, proposto nei luoghi meno sicuri e perciò a basso costo.

Il recente Report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente offre una sponda per spiegare il fenomeno italiano dell’aumento della mortalità. In Italia l’inquinamento atmosferico ha provocato circa 84mila decessi prematuri l’anno, siamo maglia nera in Europa. E non è tutto: le morti premature da PM 2,5, O3 e NO2 raggiungono i 520mila l’anno. L’Organizzazione mondiale della sanità ci rimprovera di sopportare l’esposizione di livelli alti di inquinamento nelle città.

Il Report, inoltre, ci segnala che sulla mortalità causata da PM2,5 (particolato) e O3 (l’ozono troposferico) l’Italia è prima nella graduatoria, ex aequo con la più popolosa Germania.

Gli inquinanti più problematici per la salute umana sono il (PM), (O3) e il biossido di azoto (NO2), avverte il Report dell’Agenzia .” Le stime dell’impatto sulla salute associato all’esposizione di lungo termine al PM2,5 mostrano che questo inquinante è responsabile di 432 000 morti premature in Europa nel 2012, un livello analogo alle stime degli anni precedenti.

“Nonostante i miglioramenti continui degli ultimi decenni – osserva l’Agenzia – l’inquinamento atmosferico incide ancora sulla salute degli europei”, riducendo “la qualità e l’aspettativa di vita”, segnala a sua volta Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Eea. “Inoltre, ha un impatto economico notevole, poiché aumenta i costi sanitari e riduce la produttività con la perdita di giorni lavorativi in tutti i settori dell’economia”.

Rispettare i valori limite dell’Oms in materia di qualità dell’aria, consiglia l’Agenzia per l’ambiente, “porterebbe a un calo di un terzo delle concentrazioni di PM2,5, ossia 144 mila morti premature in meno rispetto alla situazione attuale. PM2,5 si riferisce a particelle di diametro pari o inferiore a 2,5 μm. Le particelle di piccole dimensioni possono penetrare in profondità nei polmoni”.

Il mistero dell’Italia longeva con il maggior numero di decessi non è più un mistero. Ora bisogna rimboccarsi le maniche. Non siamo la meglio gioventù. Siamo invecchiati e più poveri, perciò vittime di inquinatori, malandrini e ragionieri europei.

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