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L’anomalia italiana. Se l’appello di Napolitano
alla tregua fosse venuto da Berlusconi…

13 luglio 2009 10:50
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(essepì) Stavolta la moral suasion assomiglia ad una mozione degli affetti, una perorazione impropria piuttosto che un atto di indirizzo politico, che peraltro non compete al Capo dello Stato.

 

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto un appello alle parti politiche perché la tregua aquilana si allunghi in modo da permettere al Paese una dialettica democratica “normale”, priva di asperità ed in grado di aiutare le istituzioni a fare il loro lavoro.

 

La tensione fra le forze politiche, ragiona Napolitano, impedisce la governabilità e bisogna con senso di responsabilità “superare” questa fase di asprezze polemiche. Non è la prima volta che Napolitano esterna questo bisogno, così come i suoi predecessori. A parte l’eccezione aquilana, gli appelli cadono nel silenzio o quasi. Vengono applauditi da una platea interessata a recitare il consenso e tutto finisce lì.

 

Come viene accolto il nuovo appello? Le reazioni sono diverse. Generalmente quelli che perorano la causa del cemtrodestra sono compiaciuti, gli altri hanno atteggiamenti critici o moderatamente consenzienti.

 

E chi sta fuori dalla mischia?

 

Proviamo ad indovinare.

 

Chi arriva dalla Paupasia in Italia legge o ascolta e applaude, chi viene dalla Francia- che è un poco più vicina – si chiede se i problemi di frequentazioni ed altro del Premier sono stati risolti e per quale ragione il Presidente della Repubblica aiuti il Presidente del Consiglio a superare i suoi problemi. Chi arriva dal condominio di casa nostra molto più semplicemente si domanda perplesso perché mai questo appello debba essere fatto dal Capo dello Stato e non dal Capo del Governo.

 

Silvio Berlusconi ha un ruolo di terzietà, a lui spetta pertanto di creare condizioni di un dialogo costruttivo con l’opposizione. Certo, è anche il leader del partito di maggioranza, il Pdl, ma governa in quanto capo dell’esecutivo, e non come leader del Pdl.

 

Chi governa ha un grande interesse a far sì che in Parlamento, e non solo, ci siano corretti rapporti istituzionali, siano assenti le asperità, le critiche pregiudiziali e si riesca a dialogare nella ricerca delle decisioni più utili. E ciò nel rispetto del ruoli di ognuno. I cittadini devono potere capire ciò che vuole la maggioranza e ciò che vuole l’opposizione e quando si arriva ad una decisione, qualunque scelta prevalga, sappiano che cosa è successo.

 

Il compromesso è la pietra angolare del “governo” di una società, che impone la convivenza fra diversi e richiedi che ogni contrasto sia superato da una soluzione. Se essa soddisfa le parti che confliggono nei luoghi del confronto politico, meglio; se invece soddisfa solo una delle parti, pazienza.

 

Se le istituzioni sono “agibili” e la maggioranza può esercitare il suo diritto di fare prevalere le sue scelte, e l’opposizione quello di pretendere l’esercizio di un controllo efficace e di proporre cose diverse, a guadagnarci è il Paese.

 

Quando il Paese è ben governato, i cittadini premiano soprattutto il governo che ha agito nel migliore dei modi possibili; altri premiano l’opposizione se ha fatto la sua parte con onestà d’intenti e con intelligenza.

 

Interessa soprattutto al Governo creare queste condizioni, mantenendo rapporti corretti e funzionali a questo scopo. Con l’opposizione si deve essere indulgenti, quando esprime aspre critiche, perché ha bisogno di fare sapere all’elettorato il suo disaccordo e l’intenzione di smarcarsi dalle scelte del governo, per vincere le prossime elezioni. Con la maggioranza si deve usare la stessa indulgenza quando difende a spada tratta, qualche volta, l’indifendibile perché il governo abbia via libera nelle scelte che propone.

 

Il Governo ha responsabilità diverse dalla maggioranza e dall’opposizione, deve assicurare la buona amministrazione, il rispetto delle regole, la gestione oculata delle risorse. Deve far sì che funzioni la macchina dello Stato, che funzionino i servizi cui i cittadini hanno diritto – la scuola, gli ospedali, la giustizia ecc – perché pagano le tasse proprio per questo scopo.

 

Il Capo del governo rappresenta tutti i cittadini, non una parte. Nel momento in cui viene eletto, deve dimenticare la sua appartenenza ed essere il Presidente di tutti gli italiani, al pari del Capo dello Stato. Le due massime cariche istituzionali vengono eletti entrambi da una politica, ma una volta eletti non rappresentano né governano solo quella parte.

 

La capacità di rappresentare tutti, pur facendo alcune scelte piuttosto che altre ma sempre nell’interesse generale, dovrebbe essere la caratteristica precipua di un Capo del Governo.

 

Nel nostro Paese con il Premier in carica questo non avviene perché la sua comunicazione è costantemente “di opposizione”. Usa parole, contenuti, atteggiamenti tipici del capo dell’opposizione, perché attacca costantemente gli avversarsi e lo fa con estrema durezza. Anche quando lamenta di essere a sua volta trattato malamente, si esprime con un linguaggio che finisce con l’aggravare invece che superare le criticità.

  

Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, avere un’opposizione che dialoga e trattarla a pesci in faccia. Delle due l’una. Il Capo dello Stato, con il suo appello, dunque, esprime un bisogno sentito dal paese, che il rapporto fra governo ed opposizione sia vantaggioso per le istituzioni, ma assume una parte che non è più sua.

 

Supplisce a compiti che spettano al Capo del Governo. Se fosse stato Silvio Berlusconi, e non Giorgio Napolitano, a lanciare l’appello all’opposizione, questa non avrebbe potuto certo ignorarlo. Magari avrebbe opposto le sue condizioni, è legittimo che lo faccia, ma una risposta avrebbe dovuto darla, facendo seguire ad essa dei fatti.

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Anonimo 14 luglio :04

egregio essepi,

la sua tesi è molto "italiana". Come in occasione delle esternazioni del clero o del Vaticano si tende al plauso se gli argomenti delle stessi fanno da sponda alla propria ideologia o parte politica. In caso contrario si parla di ingerenza .

Questo è comune a tutti gli schieramenti con una particolare predisposizione dell' area della comunicazione, dell'istruzione etc., insomma della cultura in generale che ,come in tutti i paesi, è pregiudizialmente di " sinistra" o liberal nei paesi anglosassoni. Nella sua critica al messaggio di Napolitano, che potrebbe essere condivisibile , non tiene conto della situazione Italiana.La cui anomalia data ormai da molti anni. Di Berlusconi si può dire di tutto e di più,però è stato regolarmente eletto (3 volte ), nell'esercizio del potere derivantegli dalla sua carica non è mai stato accusato di alcunchè (anche in presenza di una magistratura occhiuta e in gran parte contraria),non ha mai ridotto la libertà di stampa che in Italia credo non abbia pari ( accetto smentite serie e motivate, non le solite chiacchere sui sei canali televisivi, sulla Mondadori , sul Giornale etc.) per l pluralità di media a disposizione, i quali in generale sono critici o apertamente contrari  al cavaliere.

L'anomalia  è Berlusconi,il suo conflitto di interessi(che anche se non utilizzato è comunque ingombrante), il suo patrimonio troppo esibito, la sua diversità dalla casta politica, la non appartenenza ai poteri forti (finanza, banche, industria, università,cultura, arte etc.)che dal sistema sono sempre stati protetti e favoriti.

Non vale neanche il discorso che in nessun altro paese al mondo.... etc etc., perchè Berlusconi nel bene e nel male è unico e non esiste alcun altro esempio paragonabile se non in parte (vedi famiglia Kennedy, per esempio, le cui edificanti tresche finanziarie e sessuali non sono mai uscite sui media -a proposito di libertà di informazione- se non quando la dinastia è finita). Quindi o diamo i voti a Di Pietro, bell' esempio di garantista, che faccia una legge illiberale che impedisca a Berlusconi di candidarsi,o lo togliamo di mezzo con la forza o con una rivoluzione guidata da magistrati, Repubblica e il suo proprietario svizzero De Benedetti , oppure mettiamo da parte l'antiberlusconismo come unica ideologia e costringiamolo a governare in funzione del bene comune incalzandolo con una opposizione puntuale e motivata, aspettando poi le elezioni senza pensare a scorciatoie (accuse vecchie e persecutorie, dicktat morali da chi ha sempre praticato il detto pubbliche virtù e vizi privati,o spallate giudiziarie, vero D'Alema? ) per sostituirlo poi  con  NUOVI leader.

Questa però è la tradizione democratica liberale, che l'Italia non ha mai avuto e che purtroppo è estranea alla nostra cultura.

Con i migliori saluti.

 

 

 

 

Anonimo 14 luglio :41

non sono daccordo con chi ha scritto l'articolo. E' compito del presidente Napolitano cercare di calmare le acque quando sono troppo agitate. Per quanto riguarda Berlusconi non è lui che prende a pesci in faccia l'opposizione ma è casomai l'opposizione che non sa più cosa fare e che pesci pigliare per denigrarlo, criticarlo in ogni modo ed in ogni momento con tutti i mezzi. Fortunatamente Berlusconi da persona intelligente quale è ha copiato il comportamento dei cani quando sono bagnati:    una  scrollatina al mattino ed una alla sera prima di andare a letto e tutto ritorna a posto. 

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