Una volta ca era di festa, me nanno mi portò alla Villa Giulia come faceva nello spesso. Io era nico e mi piaceva assai perché c’era il leone ma pure perché laddentro mi potevo mentere a correre senza pericolo di finire sotto qualche filobus. Quella matinata me nanno incontrò un vecchio collega ferroviere come a lui e si assettarono sopra una panchina per chiacchiariare. Ne avevano di cose da raccontare e me nanno, come tutti i vecchi, si priava delle cose antiche e non era tanto tennero di musso con le novità. Ora lo capisco perché nella vecchiaia pure io sono un poco così. Ci pare sempre che nella gioventù siamo stati i megghiu a nesciri e che quelli venuti dopo sono più peggio. Io non sono precisamente così, ma un poco capita pure a me. Comunque.
Me nanno chiacchiariava col collega ma non mi perdeva di vista e io iava correndo di qua e di la. A un certo momento mi stancavi pure io e mi assittavi in una panchina di quelle di marmo. Taliai il cielo che era un poco accupato ma vero e proprio freddo non ce n’era perché eramo come in questo periodo. E mentre guardavo le nuvole che cazzicatummuliavano (che bellissimo verbo…) sentivu una voce che diceva: “Finalmente una cosa cavura accussì mi quariu t’anticchia”. Mi giravi convinto che a pallare aveva stato me nanno ma iddu stava parrannu fitto fitto col suo collega. “Viri ca io sono che sto parrannu. A panchina. Grazie ca ti assittasti perché mi stai quariannu che non di marmo siamo sempre freddi”.
Ora ci potevo credere mai che la panchina parlava con me? Come infatti non ci risposi perché mi feci convinto che se qualcun o mi voleva sfottere io non ci dovevo dare spago. Di cui mi tinni a carricata e continuavi a guardare le nuvole. “L’ho capito che ti pare strammo ma ci sono giornate come questa, quando non c’è tanto sole e c’è un poco di freddo che qui alla Villa viene poca gente e allora non proviamo a parlare e ci raccontiamo cose. Lo sai quanta gente si assetta qui? E noi sappiamo tutte le storie: zitamenti, questioni, affari, mutrie. Quannu nni vagnamu salate, vuol dire che qualcuno sta chiancennu ma quando sentiamo molta caloria quello vuol dire ca ci sono ziti ca si stanno munciuniannu. Io ti canusciu a tia: vieni sempre cu to nanno o cu to matri. E ti posso dire ca cu to nanu qualche bella chiacchiariata me la sono fatta come quannu mi cuntò che in mezzo alla campagna si aveva sfasciato la locomotiva e iddu scinniu e ci parlò spiegandoci che non era esatto ca idda si fermava a metà strata. E mi disse che la machina ci diede usdienza e lo portò infino nella stazione di Palermo solo doppo che to nanno ci spiegò quanto la voleva bene. Bella storia. E ora vatinni che niente niente si mente a piovere”.
Come infatti cominciò a cadere qualche goccia d’acqua e me nann u mi prese manu manuzza e cominciammo a salire per la via Lincon per andare a casa a Porta di Termini. E io ci addumannai a me nanno: “Nonno ma vero è che tu parli con le panchine?”. Iddu mi taliò un poco sparpagnato e disse una cosa come quelle che uno non ce le dice a nessuno mas a se stesso: “Vecchia curtigghiara intricante….”. Poi invece a me mi disse: “Ma come ti viene in testa? Può essere mai che una panchina parla?” E io ci arrispunnivi: “Se parla una locomotiva, può essere che parla pure una panchina…” Iddu miu taliò e mi fece un sorriso dove ci infilò tutto il bene che mi voleva e mi sembro di sentire il fischio di una locomotiva che partiva. Un poco gelosa.
Vi dico tutto questo perché domani ci sarà una giornata un poco grevia col cielo un poco coperto da nuvole alte . Il nuvolo, già presente di prima mattina, aumenta a picca a picca e già di dopporanzo dovrebbe essere coperto. Verso le sei ci potrebbe essere pure un poco d’acqua. Così, se volete, magari verso le cinque ve ne andate a Villa Giulia. Col tempo così, poco prima che piove, è la situazione che le panchine preferiscono per attaccare bottone. Tante belle cose. Fantastiche.











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