Palermo, due piattaforme in mare
Greenpeace: “Forse fanno test”

Palermo, due piattaforme in mare <br /> Greenpeace: “Forse fanno test”

Guardando il mare da Palermo saltano subito all’occhio. Due enormi piattaforme galleggianti da qualche giorno stazionano al largo della città. Una è molto vicina alla costa, l’altra, più distante, si trova al largo del golfo di Termini Imerese. In tempi di trivelle “calde” e permessi di ricerca generosamente concessi nel Canale di Sicilia alle compagnie petrolifere, quelle due sagome ferme all’orizzonte potrebbero destare qualche sospetto.

La guardia costiera di Porticello, frazione di Santa Flavia, ha confermato che si tratta di due piattaforme petrolifere che fino a qualche giorno fa si trovavano al porto di Palermo per essere riparate. “Però non sappiamo perché siano ferme al largo”, aggiungono. Una delle due dovrebbe essere la danese Maersk Discoverer, arrivata alla Fincantieri di Palermo lo scorso maggio.

“Diversi attivisti ci hanno già segnalato le piattaforme al largo di Palermo, – spiega a SiciliaInformazioni Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia – non sappiamo con precisione cosa stiano facendo. Probabilmente sono in attesa di spostarsi da qualche altra parte o potrebbero trovarsi lì per effettuare dei test. Escludo – conclude – che si stiano preparando a trivellare perché quella non è una zona che rientra tra quelle interessate ai permessi di ricerca”.

Vuole vederci chiaro anche Gianpiero Trizzino, presidente della commissione Ambiente all’Ars. “Non ci sono né istanze, né permessi di trivellazione nel golfo di Palermo, – precisa – quelle piattaforme non possono fare nessuna attività di perforazione in quella zona. Per sicurezza, comunque, trasmetterò formale interrogazione per conoscere i dettagli delle operazioni”.

Ma un impiegato dell’agenzia marittima che ha gestito i lavori sulle piattaforme sgombra il campo dai sospetti. “Hanno effettuato della riparazioni dallo scorso maggio – ci racconta – e adesso stanno testando il tutto per poi andare in Egitto e sul Mar Nero. Si vedono nei nostri mari perchè stanno navigando verso le destinazioni previste per il completamento dei lavori. Gli unici test in mare che stanno facendo sono quelli per il collaudo dei macchinari riparati. Nessuna trivellazione, niente di inquinante o altro”.



  1. Salvatore Nicosia 31 agosto 2014, 19:53

    Mi sento in imbarazzo verso i mei colleghi egiziani e turchi nel leggere che noi siamo contenti di aver lavorato a riparare le due piattaforme, ma ancora più contenti perchè il petrolio le piattaforme lo cercheranno nel LORO mare.
    Come se il mare e la pesca egiziani e turchi valessero meno dei nostri.
    E, fra l’altro, come se una eventuale disgraziata perdita di petrolio (tipo quella di “Deepwater Horizon”) non fosse destinata a galleggiare dal Mediterraneo Orientale fino alle coste siciliane.
    L’intervista meriterebbe almeno un breve commento da “Sicilia Informazioni”, che sembra sempre tanto preoccupato della disoccupazione in Sicilia. Evidentemente la Rassegna di notizie si rivolge a un pubblico di lettori impiegati pubblici, con lo stipendio garantito: non ai dipendenti privati, nè agli industriali, nè ai professionisti.

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  2. Le piattaforme sono state entrambe riparate ai cantieri navali.
    Sono in attesa di procedere verso le loro destinazioni, di cui una è diretta verso il mar nero. Questa ritarda perché la cima va abbassata, poiché non ce la fa a passare sotto il ponte di Istanbul. L’altra invece non essendo dotata di motori propri aspetta le navi da traino.

    In ogni caso c’è d essere contenti, il cantiere navale ha ripreso vita grazie a questi lavori e quelli in corso di allungamento delle MSC.

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