Miccichè elogia la raccomandazione: semplifica tutto

Il quasi-ministro per la Pubblica amministrazione e la semplificazione, Gianfranco Miccichè, ha riferito ai giornalisti che l’assediavano – essendo uscito dai “titoli” dei giornali per più di due settimane, era nata qualche preoccupazione – di avere raccomandato molte persone e non c’è alcun motivo per dolersi di questa attività. “Segnalare” calorosamente un amico alla persona giusta non è un peccato mortale né un anacronismo. Anzi.

Non ha tessuto l’elogio della raccomandazione, ma è come se l’avesse fatto.

Appena tornato a vele spiegate nel grande giro, grazie alla nomina a sottosegretario voluta da Silvio Berlusconi, tre mesi or sono Miccichè confessò di avere utilizzato “incentivi” diciamo così non proprio portodossi per sopravvivere, facendo uso di stupefacenti, lasciando di stucco coloro che non sono abituati agli outing così audaci. La sua franchezza, dunque, è diventata proverbiale.

Avendo scelto di dedicarsi alla semplificazione per mestiere, Miccichè ha indicato la strada maestra per sburocratizzare la pubblica amministrazione, magari senza averne piena consapevolezza. È questa la sensazione.

La raccomandazione consente di cancellare il farraginoso iter dei concorsi pubblici, le defatiganti gare, aste, bandi, laboriose selezioni di candidati e così via. In un colpo solo, insomma, la metà del lavoro della pubblica amministrazione verrebbe cancellato, facendo guadagnare tempo prezioso a migliaia di burocrati.

Da che mondo è mondo, le scoperte che fanno la storia dell’umanità, sono casuali. Anche la Penicillina, per esempio, è stata scoperta per caso, tanto per dire. Si può avere sotto gli occhi o nei pensieri qualcosa o un’idea, e non accorgersi di possedere un inestamabile tesoro da regalare all’umanità. E’ il caso della raccomandazione e di Gianfranco Miccichè?

Sinceramente non lo sappiamo.

Ma qualche considerazione possiamo spenderla a favore della sua esternazione. Il quasi ministro ha raccomandato più volte ed a più riprese nel corso della sua lunga cariera politica, magari sentendosi in colpa o credendo di trasgredire la stantia morale prevalente, mentre in effetti dava un contributo essenziale alla semplificazione. Ora si tratta di compiere il passo più importante, sdoganare la raccomandazione, cancellare la morale bavosa che la vieta e introdurre la consuetudine nella pubblica amministrazione. In una prima fase ci si può accontentare di raccomandare senza doversene vergognare, in una fase successiva, si può introdurre qualche comma nella normativa vigente. Step by step, insomma.

L’elogio della raccomandazione abbatte un autentico tabù della società politica, è un autentico atto rivoluzionario. A differenza dell’uso di droghe, confessato da Miccichè, infatti, il quasi ministro non “si giudica” severamente, confidando nell’etica della responsabilità. Egli sostiene, infatti, che assumersi l’onere di una scelta regala vantaggi maggiori di concorsi e selezioni, evitando che alcuno trucchi le carte o utilizzi procedure che non premiano il merito. Se qualcuno è bravo, lo si capisce abbastanza presto, insomma. Quando si raccomanda qualcuno si risponde della bomntà della scelta. Se hai raccomandato un cretino o un disonesto, un incompetente, paghi il fio, se hai sostenuto la camdidatura di una persona per bene dotata delle conoscenze idonee per fare quel che deve, ne trai lustro. Tutto alla luce del sole.

Se la realtà non fosse dura e arcigna, si sarebbe portati a dargli ragione su tutta la linea. Gianfranco Miccichè è il raccomandato più influente, dopo Angelino Alfano, di Silvio Berlusconi. Avendone combinato di tutti i colori – scissione compresa – possiamo in tutta onestà affermare che l’ex premier ne abbia tratto lustro?

Di più: le raccomandazioni di Gianfranco Miccichè non sono state per niente fortunate: dalla Fondazione Federico II di Palermo alle assemblee legislative, ed alla direzione di enti pubblici i “raccomandati” del quasi ministro, non hanno brillato per nulla. Anzi, in qualche caso, sono stati una frana, e sono finiti dritti in galera.

Questo dettaglio non inficia la validità della raccomandazione come strumento della semplificazione, ma qualche perplessità la fa sorgere.

  1. lui se non fosse raccomandato da berlusconi non sarebbe nessuno ,come tanti del partito di silvio, che lo sanno bene.

    purtroppo sono raccomandati e noi soffriamo

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  2. Ogni volta che Miccichè parla, viene preso alla lettera , nella maniera più maligna possibile. Tra l’altro, per quanto mi consta, Miccichè è l’uomo politico che fa meno “raccomandazioni” di tutti, probabilmente per prudenza. Se sostituiamo il termine “raccomandazione” con “segnalazione” secondo me si rappresenterebbe meglio quello che intendeva Miccichè, che resta l’unico politico che si batte, senza fortuna perchè tocca interessi consolidatissimi, contro le burocrazie, che sono il vero cancro dell’Italia e della Sicilia in particolare.

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  3. Amir Muhammad Abbad 27 luglio 2013, 18:19

    giá dimenticavo una raccomandazione gliela possiamo dare noi!!! Forza Zappa!!! Va zappati u fumeri!!!

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  4. Amir Muhammad Abbad 27 luglio 2013, 18:18

    Il giorno del giudizio per il suo capo sta arr ivando, sapiddu se verrá poi raccomandato poi lui… di certo lo si riconosce subito e anche se avrá occhiali da sole per nascondersi… nessuno lo perdonerá! Si sa quando il suo capo va in disgrazia tutti i suoi cortigiani diranno che non si conoscono tra di loro…

    I frutti amari per la Sicilia li stiamo raccogliendo adesso, forte emigrazione giovanile. Chiusura di centinaia di attivitá , perdite di posti di lavoro, e aumento della pressione fiscale e scarse risorse per la regione…

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  5. Sei peggio degli altri non ti puoi smentire. W Grillo W

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  6. POTREMMO SAPERE I NOMI DI QUESTI RACCOMANDATI? sE E’ UNA COSA NORMALE, CHE PROBLEMA C’E'?

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  7. E’ questa mentalità che ha distrutto la Sicilia e sta distruggendo l’Italia! scecchi ed ignoranti raccomandati da Miccichè fanno danno qui da noi ed i cervelli sono costretti a fuggire e danno lustro agli altri stati! complimenti! ma non è un reato?

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